Biopsia prostatica (fusion biopsy)
Informazioni sulla procedura per la diagnosi precoce del carcinoma prostatico
Carcinoma prostatico e biopsia fusion
Il carcinoma prostatico è il primo tumore per incidenza nel maschio. Il responso finale sulla presenza o meno di un carcinoma prostatico è affidato alla biopsia prostatica.
La biopsia a fusione d’immagine o biopsia fusion consente di unire i vantaggi iconografici e diagnostici della risonanza magnetica alla versatilità dell’ecografia transrettale.
Per ridurre al minimo il rischio di complicanze, è fondamentale:
- sospendere l’assunzione dei farmaci che diminuiscono la capacità coagulativa del sangue, come il Warfanin (Coumadin), eventualmente intraprendendo terapie sostitutive
- assumere la terapia antibiotica consigliata dal medico prima di eseguire la biopsia e sino a tre giorni dalla conclusione della stessa
- eseguire un clistere la sera precedente alla biopsia prostatica, per consentire alla sonda ecografica di visualizzare al meglio la prostata
- consumare una colazione leggera (the, caffè, yogurt, biscotti), a meno di indicazioni contrarie da parte del medico
- portare con sé gli esami della coagulazione del sangue e dell’urinocoltura, per farli visionare al medico che eseguirà la biopsia
- portare con sé la risonanza magnetica (il dvd)
- recarsi in Policlinico Universitario accompagnati da qualcuno.
Al termine della procedura, verrà tenuto in osservazione per alcuni minuti. In alcuni rari casi, si potrebbe verificare una lieve e transitoria diminuizione della pressione arteriosa, con comparsa di sudorazione e sensazione di svenimento (lipotimia).
Per prevenire questi episodi lipotimici si somministra per via venosa una soluzione fisiologica o glucosata al 5% (se il paziente non è diabetico).
Prima di farla preparare, il personale sanitario si accerterà che il dvd della risonanza magnetica da lei portato sia compatibile con il programma software in dotazione al Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.
Dopo aver visionato il dvd, la faranno accomodare e le spiegheranno la procedura, facendole firmare il modulo del consenso informato.
Verrà accompagnato in bagno, dove indosserà un camiciotto aperto da dietro e posizionerà i sovrascarpe sui piedi.
Le verrà quindi posizionato un accesso venoso per la somministrazione dei farmaci e, dopo aver monitorizzato la sua frequenza cardiaca e la saturazione del suo sangue, verrà fatto accomodare su una poltrona/lettino in posizione ginecologica su appositi gambali in dotazione del Policlinico Universitario.
La procedura dura in genere dai 10 ai 20 minuti e viene eseguita in anestesia locale.
- Si importano le immagini della risonanza magnetica (rmn) all’interno dell’hardware dell’ecografo.
Le immagini della risonanza possono essere quindi viste sul monitor dell’ecografo. Si vanno ad identificare le zone sospette segnalate dal medico radiologo. - Si introduce la sonda ecografica transrettale.
Il monitor dell’ecografo, diviso in due sezioni, mostrerà in una finestra le immagini ecografiche della prostata, ottenute in diretta dalla sonda ecografica; nell’altra, le immagini della risonanza magnetica precedentemente importata. - Attraverso la presenza di un magnete e di particolari sensori di cui è dotata la sonda transrettale, è possibile navigare attraverso le immagini della risonanza: ad ogni movimento della sonda ecografica corrisponde lo stesso movimento sul monitor delle immagini ottenute in risonanza.
Il punto chiave della tecnica è proprio quello della fusione.
Utilizzando alcuni riferimenti anatomici ben visibili in entrambe le immagini (eco e rmn), si fa in modo che ci sia una perfetta corrispondenza spaziale tra ciò che si vede nelle due finestre dei monitor.
A questo punto, azionando un apposito comando, avviene la procedura software di fusione delle immagini ecografiche con quelle ottenute dalla risonanza magnetica.
Il medico selezionerà le aree bersaglio, individuate con risonanza magnetica multiparametrica (rmn-mp) e integrate con le immagini ecografiche ottenute dalla sonda transrettale.
La risonanza magnetica multiparametrica permette di studiare più fasi rispetto alla risonanza tradizionale. È un supporto fondamentale nell’iter diagnostico-terapeutico del carcinoma prostatico. Non fa uso di radiazioni ionizzanti, ma si basa sulla fisica dei campi magnetici. Infatti ha un’elevata sensibilità nell’identificare tumori anche di piccolissime dimensioni.
Si procede quindi all’esecuzione dell’anestesia locale.
L’ultima fase consiste infine nel prelievo bioptico.
Se la fusione spaziale è avvenuta in modo preciso, i prelievi bioptici risulteranno perfettamente centrati all’interno delle zone identificate dalla rmn–mp.
Questa fusione di immagini trasforma la biopsia prostatica da una metodica di campionamento alla cieca in una tecnica bioptica precisa e mirata.
- Ago di chiba
- ago per biopsia
- 13 contenitori piccoli con formalina
- garze sterili bagnate con soluzione fisiologica
- 1 siringa da 5 ml con pomata di anestetico locale (emla)
- 1 siringa da 10 ml per la somministrazione dell’anestesia locale
- 1 tampone rettale.
L’infermiera strumentista provvederà alla preparazione di un servitore (un vassoio) con i presìdi elencati. Etichetterà inoltre i frustoli prostatici prelevati durante la biopsia.
I campioni prelevati verranno portati in anatomia patologica per essere esaminati.
Al termine della biopsia prostatica, verrà tenuto in osservazione per almeno 20 minuti.
Alla dimissione dovrà aver urinato almeno due volte.
Le verrà consegnata la lettera di dimissioni, nella quale sono riportati i numeri da contattare in caso di necessità.
- Tessera sanitaria
- impegnativa per l’intervento
- eventuale tessera di esenzione.
Questo opuscolo non deve intendersi come sostituto della cura professionale del medico, che deve essere sempre consultato per una corretta diagnosi e cura della patologia.
Le indicazioni presenti hanno carattere puramente informativo e sono riferite a condizioni mediche generali.
Qualora le indicazioni presenti in questo opuscolo fossero in contrapposizione con quanto asserito dal medico curante, bisogna sempre ritenere valide le prescrizioni di quest’ultimo.