Disfagia
Difficoltà a deglutire
La disfagia è il disturbo della deglutizione cioè della capacità di far progredire in modo corretto dalla bocca allo stomaco qualsiasi sostanza (alimenti, liquidi, saliva, farmaci, ecc.).
La disfagia non è una malattia ma un sintomo. Può essere causata da diverse patologie sia mediche sia chirurgiche o essere la conseguenza di normali processi involutivi dell’anziano (presbifagia).
La deglutizione avviene in 7 fasi, la causa di disfagia può coinvolgere una o più fasi.
- Fase anticipatoria: comprende tutte le modificazioni che coinvolgono il cavo orale e faringeo prima che il cibo oltrepassi le labbra. La funzione è quella di preparare tutte le strutture deglutitorie e digestive a svolgere il loro compito.
- Fase 0 o di preparazione extra orale: comprende tutte le modificazioni di consistenza, viscosità, temperatura e dimensioni del bolo che deve essere introdotto nel cavo orale.
- Fase 1 o di preparazione orale: comprende le modificazioni del cibo fino a trasformarlo in bolo pronto a essere deglutito. Fanno parte di questa fase la salivazione e la masticazione.
- Fase 2 o orale propulsiva: inizia quando la lingua spinge il bolo superiormente e posteriormente e termina nel momento in cui viene elicitato il riflesso deglutitorio.
- Fase 3 o faringea: inizia quando il bolo attraversa il quadrivio faringeo, dove avviene la coordinazione di differenti meccanismi che permettono il transito del bolo, evitando il passaggio di cibo nel naso e la penetrazione e/o l’aspirazione di cibo rispettivamente in laringe e/o nell’apparato bronco- polmonare.
- Fase 4 o esofagea: il bolo arriva all’esofago attraverso lo sfintere esofageo superiore e lo percorre per mezzo di onde peristaltiche che lo porteranno allo sfintere esofageo inferiore.
- Fase 5 o gastrica: il bolo arriva nello stomaco, termina la deglutizione e inizia la digestione.
Le più significative cause di disfagia si dividono in:
- neurologiche: tumori del tronco, trauma cranico, stroke, paralisi cerebrale, sindrome di Guillain-Barrè, morbo di Huntington, sclerosi multipla, polio o sindrome post-polio, discinesia tardiva, encefalopatie metaboliche, SLA, morbo di Parkinson, demenza;
- miopatiche: malattie del connettivo, dermotomiosite, miastenia grave, distrofia miotonica, distrofia oculo-faringea, polimiosite, sarcoidosi, sindrome paraneoplastiche;
- strutturali: diverticolo di Zenker, cicatrici cervicali, tumori orofaringei, osteofiti e anomalie scheletriche, malformazioni congenite, iperplasia della tonsilla linguale:
- infettive: difterite, botulismo, malattia di Lyme, sifilide, mucosite;
- iatrogene: effetti collaterali di terapie farmacologiche o radioterapiche, dopo chirurgia del palato molle e tonsille, dopo chirurgia oro-faringo-laringea;
- metaboliche: amiloidosi, sindrome di Cushing, tirotossicosi, morbo di Wilson.
Tra le principali conseguenze della disfagia ritroviamo:
- la malnutrizione e la disidratazione;
- il rischio di aspirazione tracheo-bronchiale (il cibo o il liquido entrano nelle vie aeree) con conseguenti polmoniti definite ab ingestis e patologie polmonari croniche;
- la perdita di motivazione all’alimentazione o all’assunzione di liquidi;
- l’imbarazzo o l’isolamento in situazioni sociali legate ai pasti.
Il passaggio di sostanze alimentari nelle vie aeree (aspirazione) si può manifestare, in modo evidente, con senso di soffocamento, tosse insistente, comparsa di colorito rosso o cianotico al volto oppure silente nei casi in cui piccole quantità di alimenti raggiungono i bronchi senza che il paziente avverta sintomi.
Più in generale i sintomi che devono indurre il sospetto di disfagia sono:
- la comparsa di tosse involontaria durante o dopo la deglutizione di un boccone;
- la comparsa di voce velata o gorgogliante dopo la deglutizione;
- la fuoriuscita di liquidi o di cibo dal naso;
- il fastidio o il dolore associato alla deglutizione;
- la sensazione che parte del cibo resti in gola;
- l’allungamento del tempo dedicato al pasto;
- il progressivo cambiamento delle abitudini alimentari;
- la perdita di peso, senza causa apparente;
- la presenza di frequenti infezioni respiratorie;
- l’aumento di salivazione e il ristagno di secrezioni o di parti di cibo nella bocca.
La valutazione foniatrica della disfagia comprende: la raccolta dei dati anamnestici, l’esame clinico e l’indagine strumentale mediante fibroscopia endoscopica transnasale (FEES – Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing). L’esame viene eseguito mediante una sottile fibra ottica flessibile che attraverso le fosse nasali raggiunge l’ipofaringe e la laringe.
L’esame consente sia di visualizzare l’anatomia dei vari distretti e la loro funzione muscolare sia di eseguire delle assunzioni di boli alimentari in quantità e consistenze diverse.
Risulta di facile esecuzione e consente di studiare i ristagni laringei; tuttavia non riesce ad apprezzare la fase orale ed esofagea della deglutizione possibile mediante la videofluoroscopia (VFS), un esame radiologico della deglutizione che rappresenta il gold standard in quanto in grado di fornire una valutazione morfofunzionale globale.
L’intervento riabilitativo, effettuato dal logopedista, prevede:
- un trattamento diretto mediante tecniche riabilitative mirate a implementare il tono muscolare delle strutture coinvolte, in modo da potenziare la capacità di esecuzione dello schema motorio deglutitorio;
- un trattamento indiretto mediante tecniche facilitanti attraverso modifiche di consistenza degli alimenti, posture del capo, strategie deglutitorie e utilizzo di ausilii per la nutrizione.
Inoltre viene effettuato un counseling ai familiari/caregiver del paziente in quanto il contesto ambientale-familiare è anch’esso ’oggetto di cure’, al fine di migliorare l’adesione ai trattamenti indiretti indicati.