Tumore all'esofago
Carcinoma dell'esofago
Neplasie dell'esofago
Il tumore dell’esofago si sviluppa a livello della mucosa di questo organo e può interessare la sua porzione superiore, media o inferiore.
Le due varianti più comuni sono l’adenocarcinoma e il carcinoma squamocellulare. Il primo ha una localizzazione prettamente distale, a livello della giunzione gastro-esofagea e origina dalle ghiandole della mucosa. Il secondo, nella maggior parte dei casi (30%), si localizza nel terzo medio-inferiore dell’organo ed ha origine dalle cellule di rivestimento.
Il tumore esofageo si sviluppa in seguito all’alterazione delle cellule della mucosa dell’organo. Nella maggior parte dei casi tale alterazione è provocata da una infiammazione cronica che stimola la trasformazione delle cellule, con riproduzione anomala e incontrollata.
I meccanismi che portano al processo di trasformazione cellulare non sono del tutto conosciuti ma comunque dovuti ad una interazione tra fattori genetici ed ambientali.
La difficoltà nella deglutizione (detta “disfagia”) e la perdita di peso sono i sintomi più frequenti. Questi si manifestano nelle fasi più avanzate della patologia, in genere quando il tumore ha già raggiunto dimensioni in grado di restringere il lume del viscere (stenosi).
Il tumore può inoltre interferire con il fisiologico transito del cibo nello stomaco con conseguenti rigurgiti di cibo o tosse e, nei casi più gravi, la possibilità di entrata del cibo nelle vie aeree con sviluppo di una polmonite (detta “ab ingestis”).
Alterazioni del tono della voce e dolore in sede retrosternale possono essere attribuiti ad un interessamento dei nervi.
La diagnosi si effettua con una gastroscopia con prelievo di un campione di mucosa per l’esame istologico. Talvolta lo specialista può richiedere ulteriori esami quali la Tomografia Computerizzata (TC) e la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN).
In casi selezionati è utile eseguire una Tomografia ad Emissione di Positroni(PET).
L’esposizione al fumo di sigaretta è un fattore di rischio comune per le neoplasie dell’esofago.
Il reflusso gastro-esofageo cronico protratto negli anni può rappresentare un notevole fattore di rischio per lo sviluppo dell’adenocarcinoma soprattutto se si instaura una condizione, nota come esofago di Barrett, che vede già una alterazione delle normali cellule della giunzione gastro-esofagea inoltre l’obesità può influenzare lo sviluppo della neoplasia in due modi: favorendo la formazione di una ernia iatale con conseguente reflusso gastroesofageo cronico o attraverso la produzione di ormoni che stimolano la proliferazione cellulare incontrollata (iperinsulinismo).
L’abitudine all’assunzione di alcol è un fattore di rischio per l’insorgenza del carcinoma squamocellulare.
Fattori genetici e patologie pregresse a carico dell’organo sono altri elementi da considerare.
La cessazione del fumo di sigaretta e dell’assunzione di alcol diminuisce il rischio di insorgenza di tale patologia.
E’ stato attribuito un ruolo teoricamente protettivo a frutta e verdura nella dieta grazie all’azione di beta carotene, vitamina E e selenio.
Importante è il controllo del reflusso gastro-esofageo cronico. I pazienti obesi, nei quali più comunemente si riscontra tale sintomatologia, possono giovare di una moderata attività fisica e di una dieta equilibrata con conseguente diminuzione del peso corporeo. Sia nei soggetti obesi che nei normopeso il reflusso cronico può essere controllato con una terapia in grado di ridurre l’esposizione esofagea all’acidità gastrica.
Esami strumentali cadenzati (esofagogastroscopia con biopsie) possono essere utili in quei pazienti in cui già è nota un’alterazione istologica (Esofago di Barrett) o nei pazienti che, affetti da reflusso gastro-esofageo, sono refrattari al trattamento con inibitori di pompa.