Tornare alla vita in Policlinico

L'esperienza di Giuseppe

in occasione della Giornata mondiale del Malato 2022

11/02/2022

Trascorrere delle meritate vacanze nelle sorgenti termali ischitane e ritrovarsi in una terapia intensiva, intubati e sedati, non è un'esperienza facilmente raccontabile. Eppure, Giuseppe, 71 anni, uscito sulle proprie gambe dal reparto di Neurologia del nostro Policlinico Universitario, è in grado di parlare di un risveglio tanto sperato dai familiari quanto affatto scontato per le condizioni cliniche in cui giungeva nella terapia intensiva del nostro Policlinico, dopo essere stato trasportato in eliambulanza a Ciampino dalla terapia intensiva di Ischia.

“Conosco quello che mi è accaduto grazie ai racconti di mia moglie e delle persone che mi hanno soccorso, mentre posso testimoniare attraverso i miei ricordi solo che ero steso a prendere il sole e mi sono risvegliato nella terapia intensiva del Campus Bio-Medico”, racconta.

Una ischemia troncoencefalica lo ha portato infatti a dover affrontare un coma di circa 10 giorni dal quale si è risvegliato sotto lo sguardo attento del prof. Felice Eugenio Agrò, direttore dell'Unità di Anestesia e Rianimazione, e del prof. Vincenzo Di Lazzaro, direttore dell'Unità di Neurologia. Quest'ultimo ha seguito dunque gli sviluppi del percorso terapeutico di Giuseppe, che è tornato in tempi rapidi a camminare e a condurre una normale esistenza, senza alcun danno cerebrale residuo.

“Porto nel mio cuore la splendida assistenza ricevuta da parte di tutti gli operatori sanitari, non posso dimenticare il mio risveglio circondato dai medici, increduli per le flebili speranze cui ero aggrappato”, afferma il paziente sottolineando quanta differenza abbia fatto nella sua situazione l'attenzione ‘umana' ricevuta: “non sono mai stato lasciato solo”.

Parole che ricordano quelle del Santo Padre Francesco, in occasione della Giornata mondiale del Malato, un invito verso gli operatori della salute a “non dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità”. Giuseppe non dimentica la relazione con il prof. Di Lazzaro e il riferimento del medico a quel “Qualcuno che ha stabilito che dovesse rimanere su questa Terra”, dopo aver vinto anche un tumore allo stomaco, diagnosticato in tempo, due anni prima dell'ischemia.

Due esperienze che gli hanno cambiato profondamente la vita e che dallo scorso settembre lo hanno riportato a praticare una fede un po' appannata. “Quando vado a messa con mia moglie, mi sento bene. Adesso sono sereno”.